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Lorena Politi una "freelance rara" : resilienza, giornalismo e malattia

  • Immagine del redattore: Amici Invisibili
    Amici Invisibili
  • 21 giu
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 11 lug

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Com’è nata la tua passione per il giornalismo e cosa ti ha spinta a diventare giornalista pubblicista freelance?


Credo che la passione per il giornalismo sia nata con me e si sia concretizzata grazie ad un progetto durante le scuole elementari che si chiamava “La Stampa in classe”. Avevo un dono nel fiuto della notizia e nello scrivere con stile giornalistico sin da piccolina.


Come ti ha cambiato, professionalmente e personalmente, il percorso diagnostico e la convivenza con la malattia di Behçet durata 14 anni?


Facciamo un pò di ordine prima. Io ho avuto I primi sintomi della malattia di Behçet a 14 anni. A tutt’oggi è un pò sopita perchè in me da qualche anno ma, purtroppo o per fortuna diagnosticata lo scorso febbraio, convive l’idrosadenite suppurativa che mi dà molti più fastidi di quanto me ne desse la malattia di Behçet. I primi tempi profesionalmente quando ho avuto sentore che le cose fisicamente stavano cambiando ho virato dall’essere collaboratrice di redazione a addetta stampa freelance. Per me che da piccola sognavo, tra le altre cose, di svolgere questa professione come embedded, inviata di guerra è stata una durissima botta all’inizio, tante bellissime sfumature poi.


Hai definito te stessa una “freelance rara”. Quali sono le difficoltà principali che affronti quotidianamente a livello lavorativo e come le gestisci?


Ci sono giorni che “non funziono” e altri che “funziono di più”. Ciò non coincide con i ritmi di una redazione quotidiana ( e settimanale dove ho lavorato). Per amore della mia salute mentale e fisica ho scelto la strada che è più giusta per me. A volte, mi accorgo, che anche collaborare con altri freelance nonostante le premesse siano più accomodanti e accoglienti, non è compatibile con il mio ritmo. Ecco perchè oggi porto avanti il mio progetto personale e poche selezionate collaborazioni e lavori per clienti. Tutto ciò secondo una distribuizione più adatta per me in base al periodo.


Hai raccontato di dover adattare l’agenda lavorativa ai protocolli terapeutici. Come crei oggi un equilibrio tra il tuo benessere e gli impegni professionali?


Ho imparato nel tempo, sarà anche materia di un progetto che sta partendo in queste settimane ( spoiler ;)) a cercare di organizzare il più possibile a grandi linee i miei tempi e tenere traccia un pò di tutto ( abitudini, alimentazione, sintomi). 

All’incirca mi organizzo il tempo e il lavoro settimanalmente, di volta in volta.

E giornalmente fisso micro obiettivi quotidiani in base a come mi sento, ogni due mesi e mezzo so che devo giostrarmi sette giorni tra medico di famiglia, analisi, controlli e visite, quindi in quella settimana riduco il lavoro.


Quanto pesa, sul tuo lavoro, lo stress dovuto a ritmi pressanti e collaborazioni poco sostenibili? Come ti difendi da questo tipo di situazioni?


In passato, sbagliando, ho fatto anche la stakanovista per non essere da meno.

E, a volte questo loop, è tornato. Recentemente, anche grazie ad una business coach a cui mi sono affidata, ho imparato ad amarmi e saper gestire al meglio il lavoro.


Cosa significa per te il tuo progetto che hai definito protocollo”PR del cuore” e da quale esigenza personale e / o professionale nasce ?


La mia attività sta evolvendo ora voglio unire le mie due anime di giornalist / pr e persona con malattia cronica, impegnata in passato anche in ambito associativo, quindi con competenze dettate dalla quotidianità e dall’impegno civici. Il mio attuale progetto è creare una community di professionisti che hanno e convivono con una patologia cronica, che non si sono arresi che vogliono confrontarsi su vari temi e perché no, offrire servizi gli uni agli altri creando partnership lavorative.


Cosa diresti a chi, freelance o no, sta affrontando situazioni di malattia o fragilità: quali consigli concreti di resilienza e sostenibilità le daresti?


Eh bella domanda, direi loro di tenere duro, farsi valere e ascoltarsi e proteggersi perchè veramente la salute è il bene primario che abbiamo. Cercate modelli ispirazionali e create un vostro protocollo di resistenza che non deve essere rigido ma variare in base a come vi sentite, abitudini per affrontare il quotidiano meglio secondo le vostre possibilità. Siete unici e speciali, proteggetevi.

In più dico: usate intuito e consapevolezza, è vero Doctorgoogle fa danni ma se a voi non risuona qualcosa, insistete e parlate con i vostri medici. Se non siete capiti cercate oltre finchè qualcuno osservi i sintomi e colleghi le vostre parole.

Se poi, ben venga, trovate articoli di riviste o siti scientifici altamente qualificati ( è fondamentale) che descrivono la situazione vostra al meglio e che intuite che il vostro medico non ne conosca l’esistenza, rendetelo noto e fate domande con garbo. Ma, forse qui, nella mia esperienza, tanto ha fatto anche essere giornalista che mi ha salvata la pelle, anche se ci ho messo un decennio a sentirmi dire “ si, ha ragione. Ci aveva visto lungo”. E ancora qualche si, manca. Tenete duro!



 
 
 

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